The Hong Kong Telegraph - Esclusivo e timido, docu su Arbasino alla Festa di Roma

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Esclusivo e timido, docu su Arbasino alla Festa di Roma
Esclusivo e timido, docu su Arbasino alla Festa di Roma

Esclusivo e timido, docu su Arbasino alla Festa di Roma

In Stile Alberto ritratto di Michele Masneri sul Proust italiano

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(di Francesco Gallo) Com'era Alberto Arbasino? "Era soprattutto 'esclusivo', ma anche inaspettatamente molto timido". Parola di Michele Masneri, co-regista insieme ad Antongiulio Panizzi di 'Stile Alberto' documentario che sarà presentato alla Festa del Cinema di Roma, nella sezione Freestyle Arts. Un viaggio originale e appassionante dedicato a una delle figure più originali della cultura italiana essendo stato al tempo stesso uno dei più importanti scrittori del dopoguerra, un grande viaggiatore, un intellettuale a tutto tondo ideatore di neologismi come la 'massaia di Voghera', un grande giornalista, un deputato, ma soprattutto un dandy, elegantissimo e armato di Porsche, frequentatore compulsivo di salotti, insomma una sorta di Marcel Proust italiano. Nel docu tanti materiali d'archivio, testimonianze di amici, familiari e intellettuali e la ricostruzione dei rapporti con Pasolini, Visconti fino al duraturo legame con il compagno Stefano. Cosa le ha insegnato Arbasino? "Per prima cosa l'indipendenza. Era un bastian contrario, non apparteneva a gruppi di potere e così era molto critico con i vari Moravia, con le varie lobby. Mi ha insegnato poi a trattare argomenti sia alti che bassi. Era capace di scrivere di musica classica e poi fare un'intervista a Gianni Morandi, tra l'altro una delle sue più belle. Comunque - continua Masneri - era un grande maestro di giornalismo e un elegantone in un'Italia dove gli scrittori erano quelli peggio vestiti. Arrivava con i suoi completi e le sue auto sportive e anche per questo era mal visto dal suo ambiente pur essendo superiore a tantissimi - dice Masneri, autore dell'omonimo libro da cui il film è tratto (edito da Quodlibet nel 2021) -. Però siccome non era né di sinistra né di destra, non firmava gli appelli per le manifestazioni, non era organico, l'hanno sempre un po' emarginato". E ancora il regista: "Era anche un uomo benestante di famiglia che non faceva finta di essere povero, come fanno tanti. Aveva belle case e belle macchine, e quindi erano tutti un po' gelosi". Come viveva la sua omosessualità? "Diciamo molto onestamente. Sia nei suoi libri che di persona, non ha mai fatto finta di non esserlo. Però anche lì era fuori dagli schemi perché non voleva farne una cosa politicizzata. Lui aveva una battuta geniale, diceva: se proprio devo definirmi con un'etichetta mi voglio definire porschista invece che omosessuale, perché tengo in mano molto più spesso il cambio della mia Porsche che altro". Il parallelo con Proust gli faceva piacere? "Certo, era il suo autore di riferimento. 'Fratelli d'Italia', il suo libro più famoso è un po' la recherche italiana". Un tema ricorrente in tutto il docu è la provincialità di cui veniva accusato Arbasino. "Sì è vero, era accusato di essere un provinciale, ma che conosceva però Kissinger e molte lingue. Ce ne fossero in Italia di provinciali così". Questi gli ospiti del documentario in ordine di apparizione: Giovanni Agosti; Giorgio Montefoschi; Adriana Sartogo; Alvar González-Palacios; Masolino d'Amico; Silvia Arbasino; Mario Arbasino; Ambrogio Arbasino; Paola Garlaschelli; Marisela Federici e Pier Giovanni Adamo. Il documentario è prodotto da MadEntertainment in collaborazione con Rai Documentari e Luca Guadagnino con il sostegno della Fondazione Teatro Sociale di Voghera e il contributo della Fondazione del Monte di Lombardia.

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