

Letta (Medusa), 'sul tax credit molti hanno agito in buona fede'
Incontro tra operatori del cinema alla Festa del cinema di mare
Nel nuovo decreto sul tax credit ci sono provvedimenti "per evitare le truffe", ma comunque in passato "la maggior parte degli operatori ha usufruito in assoluta buona fede" dello strumento. L'ha detto Giampaolo Letta, amministratore delegato di Medusa Film, nel corso di "Cinema Revolution?", incontro che fa parte del programma della Festa del cinema di mare di Castiglione della Pescaia (Grosseto, dal 23 al 27 agosto) diretta da Giovanni Veronesi. Per Letta, "dopo diversi anni di applicazione di quella legge era corretto e giusto fare un tagliando per capire cosa stava funzionando e cosa no. Il mio giudizio è che sia stato fatto nella giusta direzione e poteva essere un po' più stringente". Da lui è arrivato pure un invito: "lo Stato, se crede in un film tanto da mettere dei contributi a fondo perduto dovrebbe avere anche il coraggio di distribuirlo" quando un distributore non si trova. Su questo tema Fabrizio Donvito, cofondatore partner e ad di Indiana Production, ha aggiunto che "c'è bisogno di cultura del cinema, senza denigrarla per alcuni episodi devastanti. Come tutte le industrie esistono delle pecore nere" ma bisogna pure "diversificare le opere e avere coraggio e fare ricerca, che è la base per vincere". Se, come ha fatto notare poi Massimo Proietti, ceo di Vision Distribution, "il 60/70% dei film che si vedono in Italia sono americani", tocca interrogarsi su cosa debba fare il cinema italiano: per lui "la risposta sono le commedie e il racconto della nostra società" come in "C'è ancora domani" di Paola Cortellesi e di "Follemente". Per Massimiliano Orfei, presidente e ceo di PiperFilm, nell'imprevedibilità del mercato la soluzione è "fare cose che sorprendono" come "Le 8 Montagne". Tra i temi di cui si è discusso c'è pure la fatica nel riempire le sale: "prima della pandemia siamo arrivati vicino ai 100 milioni di spettatori - ha dichiarato Lionello Cerri, ad di Anteo Spa e fondatore di Lumière Film - oggi facciamo fatica ad arrivare ai 70 milioni. Spero che nel 2025 riusciremo a raggiungere qualcosa di più di 70 milioni". E ha ricordato come senza il provvedimento "dell'allora ministro Franceschini che aiutava le sale a finanziarsi" probabilmente "avrebbero chiuso perlomeno un migliaio di sale". Al che Mario Lorini, presidente di Anec, ha spiegato che "fino al 1975 l'Italia era il Paese in cui la frequenza cinematografica era la più alta nel mondo" con "800 milioni di biglietti". Poi, tra '97 e 2017 "ci siamo assestati tra i 95 e i 105 milioni di biglietti l'anno", dunque la prima crisi nel 2018 e, poi, la pandemia: il ritorno è stato molto lento, "siamo ancora oggi a -25/30%". Al di là dell'affluenza nelle sale, uno degli altri problemi del cinema italiano sono le cosiddette "finestre", ovvero la distanza tra l'uscita in sala e quelle delle piattaforme, che hanno "disincentivato l'afflusso nei cinema - ha concluso Massimiliano Giometti, tra i più importanti esercenti in Italia a gestire cinema -, anche se ora le piattaforme si stanno rendendo conto dell'importanza della sala e stanno investendo sul cinema, in primis Disney".
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